Il sogno di Ernesto

Un teatro in laboratorio
Dopo il Museo, creato nel 2018 in via Porta Rossa a Firenze dal Biscottificio Mattei di Prato, in occasione dei festeggiamenti dei 160 anni, anche un evento di storia vissuta, in forma teatrale, è stato pensato per l’anniversario della fondazione. L’idea di trasformare in teatro lo storico laboratorio, rimasto nella stessa sede dalla fondazione, è venuta a Letizia Pandolfini, appartenente alla terza generazione dei nuovi proprietari, succeduti ai Mattei agli inizi del 900 senza cambiare, per le rinomate specialità dolciarie, il nome dell’inventore. Si assiste alla rievocazione, al tempo della prima guerra mondiale, dei vissuti personali del garzone di bottega Ernesto e di sua zia, e la si realizza negli ambienti del biscottificio.
Ernesto lavora con passione, tanto che rileverà l’attività. La zia lo ha preso a vivere e lavorare con lei quando è rimasto orfano dei genitori. La guerra porta Ernesto a combattere sul fronte in Trentino e la zia del pari sul fronte interno, per tenere in vita l’attività, una ricchezza di tradizioni e di cultura che riuscirà, grazie a lei, a durare, in un momento così difficile della storia d’Europa.
Come sopravvivere alla guerra
Il “sogno di Ernesto” e’ tornare alla vita del biscottificio, a sentire le voci dei clienti e gli odori della cottura dei biscotti, a ritrovarsi le mani immerse nell’impasto e a tagliare in quel modo caratteristico, inventato da Mattei, il prodotto uscito dal forno. La zia, da parte sua, allieta la durezza della sua vita quotidiana con la speranza che le lettere del nipote arrivino spesso. Lei capisce, leggendole, che Ernesto è aiutato a sopravvivere dal pensiero di poter tornare al lavoro che lo rendeva felice. Anche per questo, a costo di grandi sacrifici, riesce a portare avanti l’attività.
Un modo, quello scelto, di ricostruire senza retorica e con maestria, anche grazie alla bella interpretazione di Annamaria Guerrini e Fabio Mascagni, una storia vera di quegli anni amari, dolce da ricordare.
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Una grande istituzione pratese e te, cara Lucia, ne hai colto l’Anima
Grazie