Alberi di luce, l’arte che contrasta il disumano

Alberi di luce, prima personale di Luciano Sabadin, classe 1957, originario di Villastellone (TO), si svolge nella bellissima Galleria Etra Studio Tommasi di Firenze, via della Pergola fino al 27 maggio. La scelta espositiva si deve alla conoscenza fra la curatrice della Mostra, Ilaria Maria d’Urbano, e Francesca Sacchi Tommasi, colei che tiene viva la galleria, ereditata da bisnonno e nonno scultori di pregio.

Presenti 30 opere di Luciano, che dipinge con colori acrilici, un bianco e nero fortemente contrastato. Il suo bianco è luce che trapela fra i rami e spesso riempie gioiosamente una radura del bosco. I disegni sono dettagliatissimi, variegati, e mostrano una grande capacità di illustrare il bosco in diversi momenti della giornata, al variare delle stagioni. Rarissime le note di colore, che in un quadro sono puntini rossi per descrivere un cespuglio con le sue bacche. In genere la descrizione è incentrata sul contrasto fra la luce e l’ombra del bosco. Si tratta di un paesaggio che riemerge nel ricordo del luogo dove è nato il Sabadin.

La creatività di Luciano inizialmente si era espressa in musica. Faceva parte del Quartetto Italiano, per il quale scriveva anche i testi delle canzoni. Per vent’anni vi si è dedicato. Nel 2011 passa a fondare LS Eventi, una società che opera sul fronte della formazione e fornisce manager. Clienti alcuni dei più importanti personaggi dello sport e della cultura italiana. Tra questi Pupi Avati, Piergiorgio Odifreddi e Oscar Farinetti, che hanno voluto contribuire con un loro testo al catalogo della mostra.

Dipingere, per l’artista, è un percorso che intraprende durante i difficili due anni di pandemia appena trascorsi. Un mondo nuovo e sconosciuto, in cui entra perché moglie e figlio gli regalano un cavalletto, delle tele e dei colori. Inizia a dipingere, a sperimentare, produce opere, raccoglie apprezzamenti favorevoli da amici, da addetti ai lavori e da alcuni personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura. Pupi Avati, il primo ad aver visto I suoi lavori, lo incoraggia a mostrarli al pubblico.

E’ sorpreso lui stesso che la sua creatività sia incentrata sul bosco, e che abbia la capacità di disegnarlo così accuratamente, e con risultati estetici indiscussi, benché mai prima si fosse dedicato al disegno.

Da subito, quando mi ha palesato questo suo sincero stupore, mi è venuta in mente l’ultima mostra, circa un anno fa, dello psichiatra e artista Domenico Fargnoli, tenutasi alla Galleria Tornabuoni di Firenze. Non per l’argomento, perché il bosco di Fargnoli era creato dal movimento di pannelli trasparenti disegnati con colori vivacissimi, che filtravano la luce in modo imprevedibile, a seconda del movimento delle superfici. Inoltre lo sguardo del visitatore poteva vedere ambo i lati, a differenza di quello che si può vedere di un quadro.

Ma è il testo di accompagnamento alla mostra, scritto dallo stesso Fargnoli,che ho inserito qui sotto, che offre un’interpretazione allo stupore di Luciano Sabadin di fronte all’insorgenza della sua nuova capacità creativa.

E’ intitolato Arte contro la guerra (https://www.youtube.com/watch?v=CADaESuGUgE)
e recita così:
“…all’inizio è la reazione alla luce a renderci umani…
Alla nascita l’uomo non ha l’istinto di morte, non conosce la violenza.
Deforestazione, pandemia e guerra: come convivere oggi con prospettive e realtà divenute catastrofiche? La distruzione dell’ambiente che libera virus mortali e la guerra sono il punto di arrivo di un delirio autodistruttivo che rischia di risultare incomprensibile. Delirio collettivo altamente contagioso. L’arte è testimonianza dell’esistenza e sopravvivenza dell’umano in momenti drammatici; dipingere allora con la mente cioè con la luce. Una luce che non si spegne ma che da’ alle immagini la trasparenza attraverso cui filtrano e possono acquistare un senso anche le vicende più terribili. “Bisogna avere il coraggio di vedere la poesia là dove gli altri non la vedono, di farla nascere là dove gli altri di solito l’uccidono” L’arte contrasta l’annullamento di ogni significato in un mondo in cui non sappiamo se continueranno ad abitare gli uomini.”